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LE STORIE NAPOLEONICHE



L'ARTISTA DEL MESE
Jean Baptiste Merlen
Parigi? 1769 - Bruxelles? 1850
Di questo artista non conosciamo con certezza il luogo di nascita così come quello di morte in quanto, pur avendo avuto una lunga vita ed avendo raggiunto una buona fama come incisore, la sua biografia si caratterizza per essere estremamente incompleta con parti totalmente oscure ed altre di cui possediamo invece abbondanti dettagli.
Sicuramente dei suoi primi anni sappiamo ben poco; non si è sicuri nemmeno della sua nazionalità restando molti dubbi se fosse francese di origini fiamminghe o belga anche di nascita.
La sua prima produzione sembra essere il gettone per la Società di medicina di Bruxelles datato al 1804 e che dovrebbe dimostrare la sua nascita e formazione giovanile belga.
All’anno successivo risale invece la medaglia più conosciuta ovvero quella realizzata per celebrare l’incoronazione di Napoleone. Al riguardo negli archivi di Parigi si trova un’interessantissima lettera di Vivant Denon all’imperatore in cui il primo commenta con parole poco cortesi la medaglia di Merlen che era stata realizzata non su commissione governativa ma su incarico di un noto professore di diritto romano che con questo omaggio voleva sicuramente farsi favorevolmente notare dal novello imperatore.
Denon ne contesta non solo il dritto la cui raffigurazione, benché ambientata in epoca gotica, è secondo lui una mera copia dei tipi impiegati nella medaglia ufficiale da lui diretta, ma anche il rovescio di cui dice: “La legenda presente sul rovescio di questa medaglia in cui in malo modo sono evidenziate le lettere iniziali corrispondenti all’anno della Vostra incoronazione, è una pessima imitazione del gusto manieristico del XII secolo”.
Questo durissimo giudizio del cd. Ministro della Cultura di Napoleone, gli costò sicuramente caro tanto da non essere inserito nel circolo degli artisti impiegati a rotazione dalla Zecca delle Medaglie diretta appunto da Vivant Denon e quindi da non comparire in nessuna delle tante medaglie facenti parte dell’Histoire Metallique de Napoléon.
A questi anni risalgono solo una piccola serie di gettoni di presenza fra cui ne spiccano alcuni di logge massoniche francesi come quello per la Loggia di San Vittore degli amici della Vittoria.
Pur non facendo parte dell’entourage artistico imperiale e pur non essendo particolarmente coinvolto nei progetti propagandistici di corte, la caduta di Napoleone non lo agevolò affatto costringendolo piuttosto a cercare nuove fortune artistiche altrove.
Finito l’impero napoleonico, il nuovo “centro culturale del mondo” passava da Parigi a Londra dove Merlen si recò su invito di una vecchia conoscenza che nel frattempo si era costruita una grande reputazione proprio sulle rive del Tamigi: Benedetto Pistrucci.
Costui infatti, seppur straniero, ricopriva una posizione di tutto rispetto presso la Zecca reale e grazie ai suoi buoni uffici, anche l’amico esule francese, poté ottenere un’analoga protezione.
Merlen fece sin da subito valere le sue dati tanto che nel 1820, ricevette addirittura l’incarico di incidere il diritto da impiegare nella monetazione del nuovo re: Giorgio IV.
E’ relativo a questa commessa un aneddoto davvero interessante e rappresentativo dei rapporti non sempre facili fra gli artisti e le loro committenze.
Inizialmente l’incarico era stato assegnato proprio a Pistrucci che ne avrebbe dovuto eseguire anche il disegno preliminare all’incisione. Malauguratamente, la proposta dell’artista italiano non incontrò il favore del re sembra offeso dell’eccessiva prominenza con cui era stato raffigurato il suo doppio mento. Venne allora preferito il ritratto di un altro artista: Francis Chantrey scatenando l’offesa personale di Pistrucci che si rifiutò di procedere all’incisione di un soggetto non suo. Merlen che invece non si faceva certi scrupoli accettò ben volentieri l’incarico realizzando l’opera più importante della sua carriera e che, a sua volta, gli aprì la porta di molte successive commissioni sotto Giorgio IV e Guglielmo IV.
La sua lunga carriera oltre manica terminò con l’avvento della Regina Vittoria non tanto perché non riscuotesse il gradimento della giovanissima regina ma quanto per il fatto che l’artista, ormai settantacinquenne, probabilmente non si sentì più in grado di sostenere lo sforzo artistico che sarebbe derivato dalla salita al trono di un nuovo regnante.
Non sappiamo praticamente nulla nemmeno sui suoi ultimi anni anche se sembra molto probabile un suo ritorno in patria (Francia o Belgio?) dove morì nel 1850.
Alain Borghini





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