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LE STORIE DEL MEDAGLIERE
AMERICA E NAPOLEONE
“AMERICA E NAPOLEONE, 1800-1815: CONTRASTI GEO-STRATEGICI E DIPLOMATICI (HAITI, LOUISIANA,FLORIDA E GUERRA ANGLO-AMERICANA)”
PARTE IV
di Marco RIMANELLI, Ph.D.
Saint Leo University, Tampa, Florida (U.S.A.)
Simbolo emblematico delle contraddizioni moralistiche e diplomatiche Americane, il sempre influente ex-Presidente Jefferson commentò in toni acidi dal suo trono moralistico-politico sull’esilio all’Elba di Napoleone nel 1814: “In che maniera così miserabile e perversa ha dovuto concludere la sua pomposa carriera! Che esempio del suo ethos potrà la Storia darci mostra! Avrebbe fatto molto meglio a perire sotto le sciabole dei suoi nemici, là sotto le mura di Parigi.”
In seguito dall’Autunno 1814, barcamenandosi per evitare una sconfitta ancora più grave il governo U.S.A. iniziò vani sondaggi preliminari diplomatici per un armistizio che furono rigettati dal governo Britannico. Solo la successiva mediazione dello Tzar Russo Alessandro I, poco prima della più importante e difficile Convegno di Vienna del 1815 tra le rivali Grandi Potenze della Coalizione per ripristinare l’ordine reazionario aristocratico in Europa, che permise al Vice-Presidente Monroe di negoziare in persona nel nuovo Regno Olandese/Belga satellite della Gran Bretagna il trattato di pace bilaterale di Ghent/Gand (24 Dicembre 1814). Il trattato confermò la sconfitta Americana ma ripristinava il ritorno allo status-quo ante-guerra con la restituzione di tutte le aree U.S.A. conquistate dalle forze Inglesi, nonché anche la pace con le tribù Amerindie alleate a Londra. Ma questa pace generosissima non terminò immediatamente la Guerra Anglo-Americana del 1812-15 perché sua notizia non arrivò in America che più tardi durante l’Inverno, mentre ingenti forze Britanniche ed Americane si scontrarono nella decisiva Battaglia di New Orleans del Gennaio 1815 dove l’imperioso Generale U.S.A. Andrew Jackson ottenne una brillante vittoria strategica contro gli assalti Inglesi. Ma la vittoria Americana di New Orleans non portò ad alcun cambiamento a vantaggio ulteriore per gli Stati Uniti dei termini del trattato di Ghent, eccetto l’accelerare il ritiro Britannico dal Nord America. ciò permise agli sconfitti Democratico-Repubblicani di Madison e Jefferson di poter dichiarar “vittoria” e, sfruttando il crollo politico del Partito Federalista filo-Inglese,riuscirono a consolidare il proprio continuo controllo politico nazionale con l’elezione nel 1816 del Presidente Monroe(1817-25).
Inoltre l’impatto della vittoria di New Orleans e dell’importanza strategica degli U.S.A. sulla politica di Londra e le considerazioni delle Grandi Potenze Europee scompari subito a seguito delle varie congiure internazionali segrete per togliere di mezzo con un assassinio/avvelenamento il temutissimo Napoleone nel suo gabbia dorate dell’esilio all’Elba, e degli intrighi aperti del Congresso di Vienna dei vincitori della Coalizione già divisosi in due campi ostili pronti alla guerra sul futuro della Sassonia e Polonia (Prussia e Russia contro Austria, Gran Bretagna, Olanda/Belgio e Francia Borbonica). In questa cornice di nuove crisi e rivalità, subentrò la sfortunata campagna di guerra per l’unificazione Italiana sotto Murat nel 1815 (una volta resosi conto che il Congresso di Vienna l’avrebbe abbandonato e privato a favore dei Borboni filo-Britannici del suo Regno di Napoli poiché troppo legato a Napoleone)che finì con la sconfitta di Tolentino da parte delle forze Austriache (2-3 Maggio 1815) e la sua abdicazione (un tentativo posteriore disperato di Murat di rientrare per fomentare il suo ritorno al potere si concluse tragicamente con la sua fucilazione a Pizzo Calabro nel 1815).
Poi sull’ancor più clamorosa fuga dall’Elba di Napoleone che rientrato in Francia mise in fuga il neo-governo Borbonico del Re Luigi XVIII e rifondò sia l’Impero che un esercito potente nello spazio di soli 100 giorni di fuoco, conclusisi tragicamente a Waterloo sotto l’offensiva a tenaglia degli Inglesi di Wellington e i Prussiani del Maresciallo Gebhard von Blűcher (18 Giugno 1815) e la sua seconda abdicazione a Luglio. Di nuovo le velleità di fuga di Napoleone in America furono bloccate nuovamente a Bordeaux dalla Royal Navy Inglese a cui l’Imperatore s’arrese confidando a torto nella “magnanimità di Londra”. Ma se anche Napoleone fosse riuscito di misura ad arrivare negli Stati Uniti per richiederne l’asilo politico e la protezione, la congiuntura politico-strategica gli sarebbe stata sfavorevolissima e quasi certamente il governo U.S.A. di Madison (influenzato da Jefferson) si sarebbe sentito forzato ad arrestarlo e tradurlo alla Gran Bretagna per prevenire un’inevitabile immediata recrudescenza della Guerra Anglo-Americana del 1812-15 appena conclusasi sei mesi prima. Invece in realtà, la “Perfida Albione” condannò Napoleone all’esilio nella sperduta Isola di St. Helena Inglese nel centro equatoriale dell’Oceano Atlantico fino alla sua controversa morte del 5 Maggio 1821 (avvelenato con l’arsenico, possibilmente dietro ordine segreto del nuovo Re Carlo X della Francia Borbone).
5. Conclusione
Gli Stati Uniti d’America nei turbolenti anni 1774-1823 seguirono una confusa politica diplomatico-strategica Isolazionista che provocò profonde differenze politico-strategiche ed economiche con l’Impero Napoleonico, nonché la vecchia nemica Britannica avversa anche alla Francia. Da un lato, i contrasti ideologici tra la debole repubblica democratica Americana (1774-83) e l’Assolutismo aristocratico delle Grandi Potenze Europee, seguito dal militarismo imperialista-autoritario Napoleonico (1800-15), furono aggravati fino al 1823 dai contrasti geo-strategici tra l’equilibrio di potenza imperialista fra le rivali Grandi Potenze Europee (1500-1945) e l’isolazionismo neutrale-nazionalista U.S.A. (1790-1898 e 1922-39). Dall’altro, i turbolenti rapporti America-Francia si scontrarono su contrastanti visioni diplomatico-strategiche tra Napoleone e Jefferson, le due Rivolte d'Haiti (1790-1805) che minacciarono la sicurezza del “Sud” schiavista, la mancata vendita delle Due Florida Spagnole (1800-10), la vendita della Louisiana (1803-05) che raddoppiò l’America in dimensione, la difficile vendita a spezzoni della Florida Occidentale Spagnola (1810 e 1812-1813) e la conquista U.S.A. del resto della Florida (1819-1821), i contrastanti Blocchi commerciali Britannico anti-Francese e Continentale Francese anti-Britannico e contro i Neutrali (1805-13) che ferì il commercio estero Americano e provocò la disastrosa sconfitta U.S.A. nella Guerra Anglo-Americana del 1812-15 perché gli Stati Uniti si erano sempre rifiutati sia di riarmarsi efficientemente con un esercito moderno, che d’entrare in alleanza militare con la Francia Napoleonica (1805-15) contro la comune nemica Britannica.
Alla fine fu l’incredibile fortuna degli Stati Uniti ad uscirne indenni dalle guerre della Rivoluzione Francese e Napoleoniche, nonostante il cieco Isolazionismo-nazionalista moralista dei Presidenti Jefferson e Madison che riuscirono a perdere una guerra inutile ed impreparata sul piano militare nel 1812-15 per sostenere i principi della neutralità disarmata senza compromettere l’indipendenza nazionale ai vincoli d’un alleanza difensiva necessaria ma pericolosa visti gl’interessi esorbitanti richiesti da Napoleone ai suoi alleati nei suoi giochi di potenza internazionali. Allo stesso tempo i feroci contrasti politici interni in America fra i Federalisti filo-Britannici di Hamilton ed i Democratici-Republicani di Jefferson filo-Francesi non esplosero in guerra civile ma in campagne politico-giornalistiche isteriche e sovversive.
Per quanto riguarda le aspirazioni U.S.A. all’espansione territoriale ulteriore ed esclusivista sul continente Nord Americano (Manifest Destiny), il successo della compravendita della Louisiana Francese nel 1803-05 fu consolidato col Trattato Adams-Onis del 1819 tra U.S.A. e Spagna per confermare la frontiera della Louisiana Americana lungo le posizioni Spagnole, aumentate solo posteriormente anche con la Florida Occidentale ceduta in due spezzoni nel 1810 e nel 1812-13 grazie all’intercessione di Napoleone. Ma il Trattato Adams-Onis fu subito violato quando nel 1819 l’eroe di New Orleans, il Generale Jackson con un esercito Americano sconfisse le razzie degli Indiani Seminoles dalla Florida Spagnola invadendo l’intera provincia e forzandone la retrocessione immediata agli U.S.A. previo compenso finanziario da parte del governo del Presidente James Monroe a Madrid (pagato solo nel 1821 visti i Moti Liberali del 1820 con la Guerra Civile Carlista e l’intervento reazionario della Francia Borbone del Re Carlo X).
Poco più tardi nel 1823 il Presidente Monroe pronunciò la “Dottrina Monroe”, secondo la quale i deboli U.S.A.(segretamente appoggiati dalla forte Royal Navy Britannica) avrebbero osteggiato qualsiasi nuovo intervento coloniale Europeo nel ”Nuovo Mondo”o un’invasione della Santa Alleanza reazionaria d’oltre-oceano per restaurare il crollato Impero Spagnolo nell’America Latina nel 1820-25 a seguito dell’indipendenza delle colonie Ispano-Americane, oppure interferenze politiche esterne alla Manifest Destiny U.S.A. nel continente Nord Americano. Viste le propensitá iniziali di Monroe e del Partito Democratico-Repubblicano di appoggiare anche i Moti Liberali degli Anni 1820 in Europa, la sua dottrina rimase più efficace in quanto limitata geo-strategicamente solo all’Emisfero Occidentale (le Americhe del Nord, Centro e Sud) e protetta implicitamente dalla forza della Royal Navy Britannica.
Più tardi, quando finalmente riuscì ad emergere come vera Potenza regionale sotto il Presidente Democratico James Polk (1845-49), gli Stati Uniti beneficiarono anche dell’annessione nel 1845 del Texas indipendente (dal 1835) con la Guerra Messicano-Americana che aggiunse agli U.S.A. un’altro terzo del suo territorio nazionale aggiungendo l’intero Sud-Ovest e la California, oltre alla Crisi dell’Oregon contro la Gran Bretagna nel 1848 che consolidò a vantaggio degli U.S.A. fino al Fiume Columbia la frontiera col Canada Britannico, seguiti infine dall’acquisto dell’Alaska Russa nel 1867.
Nonostante gli U.S.A. non riuscissero mai ad annettersi anche il tanto agognato ed immenso Canada Britannico, dal 1780 al 1830 la vasta azione espansiva colonizzatrice Americana distrusse le ostili tribù nomadi Indiane filo-Britanniche e spinse la “frontiera” interna U.S.A. dai Monti Appalacchians fin’oltre la grande barriera del Fiume Mississippi, mentre negli anni 1830 il Presidente Andrew Jackson forzò l’evacuazione in massa di tutte le popolazioni Indiane a est del Mississippi verso il nuovo territorio dell’Oklahoma a ridosso del Texas (Trail of Tears). Dopo la Guerra Civile U.S.A. (1861-65) per abolire la schiavitù e la secessione del “Sud” (i due “peccati mortali” dei Democratico-Repubblicani tanto temuti in vecchiaia da Jefferson), gli Stati Uniti si riconcentrarono con rinnovato vigore alla conquista finale del Far-West, rapidamente colonizzando le rimanenti vaste spopolate terre Indiane della Louisiana, Florida, Texas e Sud-Ovest fino alla California e l’Alaska nel 1830-1898 chiudendo la “Frontiera”, per poi estendersi con la Guerra Ispano-Americana del 1898 pure ai Caraibi (Cuba e Puerto Rico) e l’Oceano Pacifico (Isole Hawaii e Filippine) come una nuova Grande Potenza mondiale alla pari delle Grandi Potenze Europee.
Tutti questi indiscussi successi sia di “fortuna” diplomatica che di veloce espansione agraria-industriale della “Frontiera” interna Americana (Manifest Destiny) furono compiuti in un solo secolo abbondante, ma sempre rifiutando ideologicamente alleanze diplomatico-militari nel sistema internazionale dell’Equilibrio delle Potenze che implicitamente ne garantiva la sicurezza e sopravvivenza(come dimostrato paradossalmente dalla collaborazione segreta Anglo-Americana della Dottrina Monroe del 1823 contro qualsiasi velleità neo-colonialista Europea).Solo un secolo dopo il Congresso di Vienna del 1815 contro Napoleone, gli equilibri internazionali furono sconvolsi di nuovo dalla Prima Guerra Mondiale (1914-18) in un conflitto totale che vide pure gli U.S.A. abbandonare il loro Isolazionismo dopo un’iniziale travagliata neutralità filo-Alleata e poi per la prima volta entrare in guerra al fianco degli Alleati (ora guidati dai ex-nemici del passato—Gran Bretagna e Francia neo-Repubblicana)per fermare in estremis una vittoriosa egemonia della Germania. Infine, alla vittoriosa Pace di Versailles (1919), fu lo stesso risorto Partito Democratico del Presidente Woodrow Wilson, erede dei valori democratici e morali di Jefferson e Monroe, che concretizzò in termini morali la Grande Guerra per imporre agli Alleati una visione idealistica di pace permanente sotto la Società delle Nazioni fondata dagli U.S.A., e poi rifondata come Nazioni Unite nel 1945 dal suo successore Democratico il Presidente Franklin Roosevelt dopo un’ancor più traumatica Seconda Guerra Mondiale (1939-45) contro l’egemonia della Germania Nazista.
ESPANSIONE TERRITORIALE E DEMOGRAFICA DEGLI STATI UNITI, 1783-1898
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MARCO RIMANELLI, Ph.D.
Marco Rimanelli é Professore con Cattedra in Scienze Politiche, Storia Diplomatica e Strategia Internazionale alla Saint Leo University a Tampa in Florida, U.S.A., ed esperto sulla NATO, diplomazia U.S.A., sicurezza internazionale, politiche Europee e Nazioni Unite. Alla Saint Leo University fu pure Direttore del Programma di Laura B.A. in Studi Internazionali (1993-2012), e Direttore del Centro Studi InterAmericani e Globali (1996-1999 e 2001-2009). Attualmente é pure Editore (1993-99 e 2012--) di Florida Political Chronicle, rivista regionale dell’Associazione di Scienze Politiche della Florida (www.fpsanet.org/chronicle) ed é stato Keynote Speaker in varie conferenze internazionali.
Precedentemente, é stato anche vincitore biennale (2003-04) della Cattedra Fulbright-Schuman in sicurezza U.S.A.-Europa-NATO al Collegio d’Europa-Bruges in Belgio, e fu nominato dal Primo Ministro Francese come Rappresentante U.S.A. in Sicurezza Europa-NATO (2004-2005) all’Institut des Hautes Études de Défense Nationale-École Militaire a Parigi. Inoltre, ha anche lavorato nel governo U.S.A. come Professore-in-Residenza/Analista presso lo State Department e l’InterAgenzie sul controllo agli armamenti (1990-92) ed allargamenti della NATO (1999-2001).
Ha pubblicato 8 libri e 40 saggi in storia diplomatica e strategia militare, fra cui: Historical Dictionary of NATO & International Security Organizations, 2nda Ed. (Lanham, MD: Rowman & Littlefield, 2009 & 2018, p.1,300); Comparative Democratization and Peaceful Change in Single-Party-Dominant Countries (New York: Palgrave/St. Martin's, 1999, p.450); Italy between Europe and Mediterranean: Diplomacy and Naval Strategy from Unification to NATO, 1800s-2000 (New York: Lang, 1997, p.1,100); e 1891 New Orleans Lynching and U.S.-Italian Relations: Diplomacy, Mafia, Immigration (New York: Lang, 1992, p.450).
Ha ottenuto quattro lauree e tre certificati post-laurea: Laurea 110 e Lode (1980) in Scienze Politiche all’Universitá Sapienza di Roma in Italia; Degree in International Affairs (1981) alla Johns Hopkins University-SAIS Europe a Bologna in Italia; Master/M.A. (1982) in Politica Estera Americana alla Johns Hopkins University-SAIS in Washington D.C. in USA; Dottorato/Ph.D. (1990) in Relazioni Euro-Americane alla Johns Hopkins University-SAIS in Washington D.C.; e pure il Certificato Post-Laurea in Storia Militare e Strategia (1994) dell’Accademia Militare U.S.A. di West Point a New York.
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