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Notizie dai Musei Napoleonici 

 

 

 

 

 

 

 

LA COLLEZIONE NAPOLEONICA 
DELLA FONDAZIONE SPADOLINI NUOVA ANTOLOGIA

La Fondazione Spadolini Nuova Antologia fu costituita da Giovanni Spadolini nel luglio 1980, con Decreto del Presidente della Repubblica Sandro Pertini, al fine di garantire la continuità della Nuova Antologia, una delle più prestigiose riviste culturali italiane ed europee, nata a Firenze nel 1866.

Alla sua morte, avvenuta il 4 agosto 1994, Spadolini ha lasciato la Fondazione erede di tutto il suo patrimonio fra cui le collezioni risorgimentali, napoleoniche, artistiche e la grande biblioteca di ottantamila volumi. Fondi che si sono accresciuti nel tempo attraverso donazioni e acquisizioni.

            La sede della Fondazione, già dimora di Spadolini, la villa “Il Tondo dei cipressi” sulla collina di Pian dei Giullari, affacciata sulla città di Firenze, è una autentica casa-museo. Insieme alla vicina Biblioteca accoglie cimeli, dipinti, incisioni, litografie, documenti a stampa, monete ed oggettistica varia.

            La raccolta napoleonica è costituita principalmente da due collezioni, quella di Giovanni Spadolini (alla villa) e l’altra di Marcella Olschki, allogata nella vicina Biblioteca. Nel suo insieme la collezione ripercorre il mito di Napoleone nell’arco di due secoli. Consta ad oggi di circa 150 stampe e di oltre 200 pezzi fra oggetti d’arte applicata e dipinti; comprende pezzi realizzati da semplici artigiani ed altri di alto pregio. Tra questi ultimi suscitano un particolare interesse dei visitatori il vaso in porcellana a forma di uovo, decorato con una scena della battaglia di Heilsberg, eseguito dalla manifattura di Sèvres, probabilmente secondo il modello delle famose uova Fabergé, tra il 1852 e il 1870; il prezioso tagliacarte in avorio finemente intagliato; le statuette in porcellana dipinta raffiguranti Napoleone e alcuni suoi generali eseguite dalla Reale Fabbrica di Napoli tra il 1805 e il 1815.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Sull’altro fronte, accanto a una serie nutrita di statuine in bronzo di diverso pregio, spesso copie in miniatura di monumenti di grandi dimensioni – come la statua di Seurre posta sulla colonna Vendôme da Luigi Filippo e demolita dalla Comune nel 1871 – destinate per lo più a ornare mensole e caminetti delle famiglie borghesi, esiste una tipologia di opere, espressione di arte popolare, in cui l’attaccamento all’immagine del grande Corso risalta con toccante vivacità. Un aspetto tipicamente folkloristico si ritrova ad esempio nella sponda di carretto siciliano, dipinta con scene della vita di Napoleone tratte da quadri famosi di artisti ufficiali, eseguite in stile naif con i toni accesi della pittura popolare, importante testimonianza della penetrazione a livello capillare del mito napoleonico anche nel mezzogiorno d’Italia.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Questi oggetti, come testimonianza storica dell’importanza che la figura di Napoleone rivestì per l’immaginario collettivo, non sono meno significativi dei pezzi di alto artigianato e mostrano come il volto dell’Imperatore comparisse ovunque. A tale proposito è da citare la tombola, completa di scatola, numeri incisi su supporti rotondi in legno e cartelle per i giocatori. Scatola e cartelle sono decorate a stampa, con illustrazioni a colori evocanti le varie tappe della epopea napoleonica.

Come gli oggetti e i cimeli, le stampe della collezione – acqueforti, serigrafie, xilografie, bulini e litografie – possono essere suddivise per tipologia: accanto a quelle che hanno un puro intento celebrativo della grandezza del generale, del console o dell’imperatore, ci sono quelle con valore di testimonianza storica, che raccontano la vicenda napoleonica a vari livelli e a un pubblico di varie epoche.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Tra di esse, le caricature francesi, inglesi e tedesche, che inneggiano o denigrano Napoleone, come la stampa intitolata L’ordre de l’Eteignoir, in cui l’Imperatore, nelle vesti di un genio alato recante in mano la fiaccola, guarda dall’alto del cielo i suoi oppositori che lo inseguono con uno spegnimoccolo, gridando loro “non spegnerete mai questa fiamma”, o la splendida caricatura inglese a trompe l’oeil in cui due stampe sovrapposte, da leggersi in controluce, ci mostrano ora un Napoleone di fronte alle sue truppe, ora un uomo solo, nella solitudine dell’esilio di Sant’Elena. Un pezzo unico è il puzzle completo di tutti i tasselli sull’ascesa e la caduta di Napoleone, relegato all’Elba: prodotto in Germania, l’oggetto è databile fra maggio 1814 e marzo 1815. 

 

 

 

 

 

 

 

Oltre alle stampe figurate, riveste un eccezionale valore storico la collezione di editti, notifiche, proclami e manoscritti databili dal 1797 al 1815, stampati o manoscritti nel nostro Paese. Vi figura un certo numero di lettere su carta intestata dell’Armata d’Italia come anche una serie di documenti dell’età imperiale, fra i quali il sonetto inneggiante al matrimonio di Napoleone con Maria Luigia d’Austria, stampato nel nord Italia su un tessuto di seta, o la pergamena proveniente dal regno di Napoli e firmata da Napoleone stesso. Ancora, la lettera del soldato della Guardia Imperiale Giovanni Battista Manetti ai genitori datata 29 gennaio 1813, su carta decorata; documenti prettamente legati al periodo della Restaurazione come il proclama emanato il 4 maggio 1814 da Pio VII in occasione del suo ritorno sul soglio pontificio o l’editto della Santa Alleanza promulgato a Vienna il 13 marzo 1815 in seguito alla fuga di Napoleone dall’Elba.

 

 

         

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Libri quanto mai rari affiorano dalla Biblioteca: fra questi l’edizione parigina del 1823 in 6 volumi del Memorial de Sainte Hélène.

 

 

Cosimo Ceccuti

 

 

 

 

 

 

www,nuovaantologia.it

fondazione@nuovaantologia.it

 

 

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