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LE STORIE NAPOLEONICHE

 

 

 

Firenze napoleonica

 

LA BIBLIOTECA RICCARDIANA. 
UN PATRIMONIO CULTURALE SALVATO

Sembra impossibile ma più di due secoli fa la Biblioteca Riccardiana di Firenze fu messa all’ asta ed a salvare l’immenso patrimonio culturale fu il Municipio francese.

E’ il 15 luglio 1811, Firenze è sotto il governo napoleonico, Maria Anna Bonaparte Baciocchi detta Elisa, sorella di Napoleone, dal marzo del 1809 è granduchessa di Toscana e Firenze è capitale del Dipartimento dell’Arno, la Biblioteca Riccardiana (nell’attuale via Ginori n. 10) è esposta per la prima volta al “pubblico incanto”, vale a dire è messa all’ asta. 

Era stata allestita due secoli prima dalla nobile famiglia Riccardi nel palazzo di loro proprietà in via Larga (l’odierna via Cavour). Nel   1689 il marchese Francesco Riccardi aveva fatto trasportare nel Palazzo Riccardi i libri ed i manoscritti, raccolti prima dal prozio Riccardo Riccardi nella casa di Gualfonda (oggi meglio conosciuta come palazzo Valfonda posto nell’ omonima via). Passò più di un secolo quando nei primi dell’Ottocento la famiglia fu travolta da un profondo dissesto finanziario ed i suoi beni messi in vendita.

L’ immenso patrimonio della biblioteca Riccardiana correva il rischio di essere portato via da Firenze e di andare disperso. Si trattava di “un monumento di Letteratura e Scienza”, come allora fu definito, che   conservava più di seicento edizioni Principes e tremilacinquecento manoscritti, tutti rarissimi, oltre a testi di lingua dai quali l’Accademia della Crusca sperava di trarre i dati necessari per la nuova edizione del Dizionario, a seguito dell’incarico avuto con Decreto Imperiale del 19 gennaio 1811.

Il timore era che la collezione passasse nelle mani di speculatori stranieri e che la città di Firenze potesse perdere un tale patrimonio di grande importanza per l’istruzione pubblica. Dopo un periodo di difficoltà e traversie, nella seduta del 16 luglio 1812 il Consiglio comunale richiese la sospensione dell’incanto e l’appoggio del governo napoleonico perché la biblioteca restasse a Firenze “ad uso e benefizio della Pubblica Istruzione”. L’ opera del bibliotecario, l’abate Fontani, i numerosi appelli fatti dalla Accademia della Crusca al Prefetto del Dipartimento dell’Arno, l’iniziativa di intermediazione del fiorentino Neri Corsini e la voce di tanti intellettuali dell’epoca fecero il resto e contribuirono a sensibilizzare il governo a non permettere che la biblioteca fosse disgregata e portata altrove. Seguì l’ufficiale decisione del Ministero dell’Interno di ordinare al Prefetto di autorizzare il Maire (sindaco) di Firenze all’ acquisto della Biblioteca per il prezzo di cento undicimila franchi e nello stesso tempo il Ministero dell’Interno invitò il Ministero del Tesoro a pagare la somma equivalente.   Infine nella seduta straordinaria del 29 aprile 1813 il Consiglio comunale autorizzò il Maire, all’ acquisto della biblioteca ed al pagamento della somma stabilita. In quella primavera la biblioteca fu acquistata “in compra” dal Comune di Firenze con fondi stanziati dal governo napoleonico. 

Quando, a conclusione della dominazione francese, il 18 settembre 1814 il granduca di Lorena Ferdinando III   ritornò a Firenze, la Riccardiana apparteneva ancora alla Comunità civica di Firenze, ma   per poco. Sulla biblioteca si pose l’attenzione del granduca che il 14 dicembre 1814 attraverso la Regia segreteria di Stato comunicò l’intenzione di dare nuove disposizioni sulla Libreria Riccardiana. Di lì a poco fu ceduta dal Comune allo Stato e con rescritto del 9 ottobre 1815 questo “nuovo stabilimento di pubblica istruzione” fu dichiarato “di pubblico uso” dal granduca di Toscana ed organizzato con nuove disposizioni.

 Passarono alcuni decenni ed il Comune di Firenze, al tempo del granduca Leopoldo II, quando gonfaloniere della città era Ubaldino Peruzzi, il 28 maggio 1851 deliberò la spesa per l’apposizione di una epigrafe da collocarsi nella libreria Riccardiana proprio “come memoria dell’atto generoso del Municipio Fiorentino fatto sotto il Regime francese nel 1813 per salvare dalla dispersione quella preziosa collezione di letterari documenti “. Ebbene questa è l’unica epigrafe in Firenze che ricorda il periodo napoleonico   ed insieme quell’importante e determinante provvedimento a favore della cultura fiorentina ed italiana in genere e non solo.  L’ epigrafe ancora oggi si trova affissa nella parete a destra in alto all’ entrata della Biblioteca Riccardiana in via Ginori al n. 10 e reca questa scritta in latino:

BIBLIOTECAM HANC

A RICCARDIANA GENTE
GRANDI AERE COMPARATAM

ET RERUM HUMANARUM FATO

SUB HASTA DIVENDITAM ANNO MDCCCXIII

ORDO FLORENTINORUM

HIERONYMO BARTOLOMMEIO PRAESIDE

VOTIS PUBLICIS

ET MAXIME SODALIUM FURFUREORUM

SOLLICITO STUDIO OBSEQUUTUS

EX PRINCIPIS AUCTORITATE

AB EMPTORIBUS ANNO S. S. REDEMIT

COMMUNEM KIUSDEM USUM ADSERVIT

ET BIENNIO POST

TUSCIS PROPRIAM MUNIFICE DICAVIT

HUIUSCE LAUDEM PROVIDENTIAE

OUA

DIGNITAS URBIS AMPLIFICATA   EST

EQUES UBALDINUS PERUZZIUS VEXILLARIUS

INSCRIPTO MARMORE PERENNANDAM CURAVIT

ANNO MDCCCI

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Marta Questa

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