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LE STORIE NAPOLEONICHE

 

 

 

 

 

 

 

FEUILLETON NAPOLEONICO

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

La Lunga Notte di Napoleone

Capitolo decimo - quarta ed ultima parte

L'inizio

 

L’eco di una Francia in subbiglio arriva all’isola d’Elba insieme allo sdegno del sottoprefetto Fleury de Chaboulon, fedelissimo di Bonaparte, che da Parigi lo raggiunge e, per evitare dei essere scoperto, viaggia trasvestito da marinaio. E’ lui che aggiorna l'Imperatore aumentando il senso di frustrazione che già cova da tempo, implorandolo di tornare a Parigi e riprendere in mano la situazione. Operazione possibile, secondo Napoleone che teme la mossa dei suoi "carcerieri" i quali potrebbero decidere di neutralizzarlo definitivamente trasferendolo in un luogo ancora più lontano e sperduto. L'operazione si può fare, ma a condizione di riuscire a eludere la stretta sorveglianza dei nemici; altrimenti non vale la pena neppure cominciare.

In realtà, il pensiero della fuga aveva sempre accompagnato Napoleone nei dieci mesi dell'esilio, al punto che il piano era già stato costruito. Bisognava solo trovare il momento propizio, il tempo giusto in cui agire, cogliendo l'occasione al volo. Ora, questo momento è arrivato.

"Proprio oggi ho saputo che il colonnello Campbell è partito per Livorno, è andato a trovare la sua amante... Bene, è quello che aspettavo da tempo", ghigna l'Imperatore che solo poche ore prima del gran ballo di Carnevale aveva pianificato logistica e organizzazione della partenza: dall'allestimento dell'Incostant, camuffato da brik inglese, all'approvvigionamento di viveri, al "corteo" di imbarcazioni incaricate di scortarlo nella navigazione. "Ormai è tutto pronto, domattina salperò verso la mia amata Francia" esclama battendo con forza la mano sul parapetto del balcone.

L'alba si distende sulla superficie piatta del mare, annunciando una giornata di sole e vento di tramontana. Napoleone è già in piedi e Hubert provvede alle sue necessità. Nella stanza da letto entra la madre Letizia che sa del progetto di fuga: “Sire, il cielo non permetterà che voi moriate qui di veleno, né in un giaciglio indegno di voi, ma solo con la spada in mano. Andate dunque incontro al vostro destino. Voi non siete fatto per morire su quest'isola”. Prende la sua mano, apre il palmo e vi deposita una pochette in velluto rosso: “Prendete... questo è ciò di cui posso disporre; ve lo offro con il cuore”. Gli occhi lucidi ricambiano il gesto d'amore in silenzio, mentre il sovrano stringe a sé la madre. Un lungo abbraccio.

Il ricevimento mattutino è affollato più del solito. In giro si è sparsa la notizia della partenza di Napoleone e lui non la nasconde. Si presenta indossando l'uniforme verde di Colonnello della Guardia e la redingote grigia. La voce ferma, sicura, come ai vecchi tempi.

Gli ufficiali e i maggiorenti dell'isola lo ascoltano, immobili: “Signori vi annuncio la mia partenza. Vi lascerò oggi stesso. La,Francia mi chiama, i Borboni la portano alla rovina. Diverse sono le nazioni d'Europa che saranno felici di vedermi tornare!” .

Il silenzio è rotto da un applauso.

Lui ringrazia le autorità dell'Elba per come lo hanno accolto e in cambio riceve la dimostrazione di un affetto sincero: “Sire, i vostri sudditi vedranno forse il loro dolore attenuarsi al pensiero che li abbandonate per riprendere la strada della gloria”, afferma il presidente del Tribunale.

È difficile trattenere l'emozione che diventa insopportabile nell'abbraccio con Paolina, in lacrime. La sorella gli consegna uno scrigno nero che custodisce i suoi gioielli: come la madre, anche lei vuole contribuire alla causa, fare la propria parte nella fase più delicata ed eccitante del progetto. In fondo, sarà come stare al fianco dell'Imperatore, è l'auspicio.

Il corteo dei fedelissimi si muove da Villa dei Mulini verso il porto, annunciato da un colpo di cannone: Napoleone si mette alla testa, scendendo verso lo scalo marittimo. Sul pontile sono schierate le massime cariche civili e militari per i saluti: l'Imperatore passa in rassegna, stringendo la mano a ciascuno.

L'Incostant dondola, calmo, a pelo d'acqua ma se avesse un'anima, in questo preciso momento si agiterebbe rumoreggiando. L'Imperatore, quel fremito, lo sente, lo riconosce e attraversata la passerella, tocca il legno del ponte, sfiora la tela delle vele e sa di essere un tutt'uno con quella nave con cui ha solcato mari e scatenato tempeste. Mollano gli ormeggi, ormai è sera: il vento si è placato ma non farà mancare la sua forza nel lungo viaggio. Un ultimo sguardo all'isola: l'Aquila serra le ali, pronta a spiccare il volo. “È solo l'inizio...”.

 

 

 

Lucia Bigozzi

 

Alain Borghini

 

 

Fine

 

 

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