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LE GRANDI STORIE DEL MEDAGLIERE

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GLI UOMINI DIETRO GLI OGGETTI: 
JOSEPH FRANCOIS AUGUSTIN MONNERON

2^parte

Oltre a questa funzione commerciale, la banca aveva come scopo principale della sua attività, quello di sostenere finanziariamente la fragile economia francese, attraverso la produzione e l’immissione sul mercato di una serie di monete fiduciarie che sopperissero alla carenza di moneta ufficiale di piccolo taglio.

La Francia infatti stava vivendo in quegli anni una situazione analoga a quella inglese ovvero una cronica penuria di monete di piccolo taglio che metteva seriamente in pericolo l’economia nazionale a causa dell’estrema difficoltà delle imprese nel pagare regolarmente i salari dei propri dipendenti che all’epoca venivano liquidati giornalmente o al massimo settimanalmente.

La banca Monneron, grazie alle sue varie sedi periferiche oltre alla sede centrale situata in Plalce du Carrousel a Parigi sfruttò questa situazione, così come fecero del resto in molte parti del paese altre istituzioni simili, spesso chiamate Banche Patriottiche.

Il progetto era di proporre l’acquisto di queste monete alle imprese che così potevano cambiare gli assegnati in loro possesso, disponibili solo in grandi tagli, in moneta di piccolo taglio dietro il pagamento di un tasso di sconto.

La Banca Monneron iniziò a coniare monete di fiducia in rame nel settembre del 1791. Per velocizzare i tempi di produzione, i Monneron strinsero un patto con l’industriale inglese Matthew Boulton, socio dell’ingegnere James Watt, l'inventore della prima macchina a vapore. Grazie all'invenzione di Watt, le monete Monneron furono prodotte in gran numero nella Zecca di Soho a Birmingham nei tagli da 2 e 5 sols.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Al fine di fornire ai loro prodotti un’aura patriottica e quindi ottenere una maggiore fiducia dal mercato, Augustin Monneron concordò con Boulton e con l’incisore Droz, di identificare le sue monete fiduciare con immagini chiaramente evocative dei principi cardine della rivoluzione come l’Ercole francese che spezza gli emblemi della regalità,

 

 

 

 

 

 

o con eventi dalla natura marcatamente patriottica come il patto federativo del 1790,

 

il giuramento costituzionale del re,

 

o l’immagine di personaggi pubblici divenuti eroi della rivoluzione come il Marchese de la Fayette.

 

 

 

L’operazione era apparentemente geniale ed in pochissimo tempo le straordinarie capacità produttive dello stabilimento inglese, furono messe a dura prova dall’inesauribile richiesta di nuovi esemplari da parte del mercato francese. Boulton anzi, pur in pendenza di uno stato di guerra fra il suo paese e quello dei suoi committenti, capì che lo straordinario successo dei Monneron, avrebbe potuto fornirgli un’enorme pubblicità. Parallelamente alla produzione degli esemplari destinati al mercato francese, ne avviò un’altra da esemplari da collezione in cui la qualità, in realtà già altissima anche per i pezzi “ordinari”, era ancora più maniacalmente curata trasformando queste pseudo monete in vere e proprie medaglie destinate ad un ristretto mercato di appassionati collezionisti che ne avrebbero sicuramente apprezzato non solo la bellezza artistica, ma anche le qualità tecniche al momento uniche al mondo.

Perché l’operazione fosse davvero un successo assicurato e fosse al sicuro da mosse speculative sempre possibili nel mercato, la banca Monneron avrebbe dovuto accontentarsi del tasso di sconto con cui vendeva le sue monete fiduciarie, garantendo la presenza nelle proprie casse di un valore nominale complessivo in assegnati pari a quello costituito dalla massa di monete fiduciarie immesse sul mercato.

L’enorme quantità di assegnati che però erano entrati nelle casse della banca, offriva la tentazione di procedere ad un loro reinvestimento attraverso l’acquisto dei tanti beni ecclesiastici o nobiliari da poco nazionalizzati che venivano offerti dal governo rivoluzionario a condizioni davvero irresistibili.

Ne è un esempio lo chateau des Célestins che da convento dei Celestini, nel 1790, dopo la soppressione dell’ordine religioso, nelle intenzioni dei fratelli Monneron sarebbe dovuto diventare la loro dimora avita quasi una sorta di “residenza nobiliare” in piena epoca rivoluzionaria.

La scelta stessa dell’immobile, situato nel dipartimento d’origine della famiglia: l’Ardeche, era chiaramente espressione della loro volontà di celebrare la loro apparente inarrestabile ascesa sociale.

 

 

 

 

 

 

 

Purtroppo però operazioni come questa, seppur finanziariamente azzeccate ed ineccepibili, riducendo la liquidità della banca, ne indebolivano la struttura e soprattutto ne intaccavano la capacità di riassorbimento dell’enorme quantità di moneta fiduciaria distribuita.

Infatti, le monete fiduciarie, acquistate dagli imprenditori per pagare gli stipendi dei loro operai, erano da costoro impiegate per i piccoli acquisti quotidiani, espressione della loro estremamente ridotta capacità di spesa.

In effetti, all’epoca l’operaio era solo uno strumento necessario alla produzione di beni di cui non era anche destinatario, essendo destinati ad una fetta diversa della società.

I negozianti, che ricevevano tali monete fiduciarie dalla loro clientela, composta prevalentemente da salariati, una volta accumulata una quantità corrispondente al taglio minimo di assegnati disponibile, si potevano recare presso la sede dei Monneron per restituire le monete fiduciarie ed ottenere in cambio un controvalore in moneta ufficiale dello stato ovvero gli assegnati.

Benché quindi i negozianti fossero in linea di principio a favore di questo strumento parallelo di pagamento, vivevano nel sospetto e nel timore continuo che la banca non fosse in grado di adempiere all’impegno preso di cambiare, in qualunque momento e senza alcuna limitazione, le proprie monete.

L’avvio di operazioni immobiliari come quella precedentemente descritta, non faceva altro che aumentare i loro sospetti e le loro preoccupazioni, amplificate anche dalle continue ed incontrollate voci, spesso messe in giro da istituti concorrenti, sulla spregiudicatezza dei Monneron nell’impiego delle somme a loro affidate in cambio delle proprie monete fiduciarie.

A tutto ciò si deve aggiungere che i costi di produzione e di trasporto di questi oggetti lievitarono rapidamente nel corso del biennio di produzione fino a raggiungere un valore che eccedeva il tasso di sconto e che l’altrettanto rapido ed irrefrenabile deprezzamento degli assegnati nel giro di poco più di un anno, trasformò in carta straccia l’impressionante mole di assegnati accumulati in cambio delle proprie monete.

Complice anche un tardivo ma necessario intervento normativo, reso improcrastinabile dalla proliferazione di oggetti paramonetari fiduciari disseminati nel paese, con cui di fatto li si rese tutti fuori legge, verso la fine di marzo del 1792, la Banca Monneron fu dichiarata fallita ed i fratelli Monneron furono costretti ad emigrare per evitare il carcere e la vergogna di una caduta tanto rapida quanto lo era stata l’ascesa.

 

 

Alain Borghini

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