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SALA 1

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L'EUROPA NEGLI ANNI DELLA RIVOLUZIONE FRANCESE

(1789 - 1796)

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L’avvio della rivoluzione francese viene universalmente riconosciuto nel 14 luglio 1789 allorché il popolo di Parigi, assaltando l’antica e simbolica prigione della Bastiglia, manifestò in modo incontrovertibile la volontà di abbattere dalle fondamenta il sistema di governo dell’Ancien Regime.

In realtà, già dal mese di maggio, per la prima volta dopo secoli, i rappresentanti di tutte le classi sociali di Francia, si erano riuniti a Versailles convocati da Re Luigi XVI per trovare una soluzione alle gravissime difficoltà economiche che affliggevano il regno. Per la prima volta i rappresentanti della parte più popolosa dei sudditi, ovvero il Terzo stato, raggiunse la consapevolezza della propria forza impedendo ai rappresentati della nobiltà e del clero di far prevalere, come sempre stato fino ad allora, la sola loro volontà.

Furono anni straordinari quanto pericolosi e violenti durante i quali il re e la regina prima persero il regno e poi anche la testa a seguito di processi in cui, senza potersi difendere se non solo formalmente, vennero accusati di tradimento nei confronti della nazione francese.

La Francia ben presto si trovò contro tutte le corti d’Europa preoccupate che quanto successo a Luigi XVI e Maria Antonietta, potesse ripetersi anche negli altri paesi. Tutti i sovrani d’Europa si coalizzarono allora per far terminare la rivoluzione francese prima che potesse contagiare anche i loro popoli senza però riuscirvi. I principi di libertà, uguaglianza e fraternità nati a Parigi, continuarono a diffondersi lentamente in tutto il continente, seppur spesso portati in “punta di baionetta” dalle armate rivoluzionarie, radicandosi in modo irreversibile presso tutti gli strati della società europea.

Nel frattempo nuovi personaggi, in nome del popolo, presero il potere difendendolo poi con la forza e con il terrore. La prima fase della rivoluzione terminò proprio quando il più famoso e terribile rivoluzionario: Maximilien Robespierre, venne alla fine destituito e giustiziato da un popolo ormai terrorizzato e stanco del suo spietato governo.​

La Francia sopravvissuta alla caduta di Robespierre era in condizioni sociali ed economiche molto difficili, con un governo debole e scarsamente gradito dal popolo. L’esercito, che aveva più volte salvato la patria dell’invasione degli eserciti stranieri, veniva assumendo sempre più autorevolezza così come i giovani generali che lo guidavano, assumevano sempre più spesso la natura di eroi della patria.

Un giovane generale di artiglieria, messosi in luce qualche anno addietro durante l’assedio della città di Tolone occupata dagli inglesi e che per poco non aveva seguito il destino dei Robespierre per una antica amicizia con il più giovane dei due, grazie anche ad importanti amicizie nell’entourage governativo, nel 1796 ottenne l’incarico di guidare le armate rivoluzionarie in Italia, terra in cui ufficialmente portare gli ideali rivoluzionari e da cui in realtà ricavare le enormi ricchezze necessarie alla sopravvivenza dello stato francese.

Negli stessi anni un’altra grande potenza europea si preparava a fronteggiare la Francia rivoluzionaria: la Gran Bretagna di Re Giorgio III. Il regno inglese, pur essendo l’unico regno costituzionale d’Europa, vedeva i suoi interessi economici seriamente minacciati dallo scoppio della rivoluzione. Cercò pertanto sin da subito di contrapporvisi nel terreno a lei più congeniale ovvero quello marittimo. Mentre il giovane Napoleone sorprendeva i vecchi generali austriaci sconfiggendoli ripetutamente sui campi di battaglia italiani, gli ammiragli ed i capitani inglesi inanellavano una serie ininterrotta di vittorie navali che portarono a distruggere quasi completamente non solo la flotta navale francese ma anche quella dei suoi alleati olandesi e spagnoli. Fra di essi, spiccò l’Ammiraglio Oratio Nelson che nella baia di Aboukir, di fronte alle coste di Alessandria d’Egitto, distrusse la flotta francese che aveva condotto la spedizione militare con cui Napoleone avrebbe dovuto strappare proprio alla Gran Bretagna le sue colonie in Africa.

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