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LE STORIE NAPOLEONICHE

 

 

 

 

 

 

 

TURISMO NAPOLEONICO IN PIEMONTE

 

Il Museo di Marengo: una realtà in crescita

 

 

Il Piemonte, per diverse circostanze storiche, è un’area geografica avversa alla figura di Napoleone Bonaparte. Eppure proprio nella regione che fu il centro politico di casa Savoia, il giovane condottiero, bruciò le prime tappe di una trionfale ascesa verso i vertici del potere.

Fu qui, nella pianura di Alessandria, che nel giugno del 1800, l’allora Primo Console di Francia inflisse una dura sconfitta all’impero austriaco, riconsegnando alla Francia, tutto quello che aveva perso nella disastrosa campagna del 1799.

Le vicende relative alla battaglia sono note a tutti: una vittoria rocambolesca, conquistata all’ultimo momento, grazie al proverbiale arrivo del fidato amico, generale Desaix il quale, proprio a Marengo, terminò fatalmente la sua brillante carriera.

Gli avvenimenti di quel giorno dicono molto su cosa volesse dire la fortuna, ma anche l’abilità di un ambizioso generale che – appena pochi anni prima – con una logora armata di straccioni, sottomise ai suoi voleri l’aquila bicipite dell’Austria imperiale.

Dal giorno trionfale della sua incoronazione a Notre Dame, fino alla morte solitaria nel letto di Sant’Elena, il nome di Marengo rimase scolpito nella memoria di Napoleone il quale, nostalgico e afflitto da un tetro e umido esilio, soleva ricordare quella giornata come una delle più gloriose della sua affascinante storia.

È importante altresì ricordare, come il mito di Marengo abbia contribuito all’affermazione del potere imperiale: tra le pubblicazioni propagandistiche edite nei primi anni dell’Impero, la Relation de la Bataille de Marengo, redatta dal generale Alexandre Berthier è senz'altro una pietra miliare sia nell’editoria, sia nel mondo della comunicazione militare.

Gli echi di quella fatidica giornata del 1800 accendono, ancora oggi, la passione di molti storici ed entusiasti del “piccolo caporale” i quali, attraversando le colline e le pianure erbose del Piemonte, magari alla ricerca di un buon vino, inseriscono nel loro itinerario una visita a Marengo.

Come per altri siti europei, le cui vestigia ricordano un evento storico, anche Marengo ha subito alcuni stravolgimenti dettati dall’evolversi dell’urbanistica e dell’industrializzazione, tuttavia il fascino ne rimane intatto: grazie al parco e ai vicini campi coltivati, riusciamo ancora ad estraniarci e udire i colpi di cannone degli artiglieri transalpini.

Il museo è comodamente raggiungibile dal centro di Alessandria seguendo la strada statale, sebbene sia auspicabile qualche miglioramento alla segnaletica.

L’epicentro della vista è Villa Delavo i cui proprietari, negli anni ’40 dell’Ottocento, furono i primi a dedicare un ricordo alla battaglia. L’antica dimora dei Delavo è un capolavoro architettonico: nella varie sale sono apprezzabili numerosi interventi di artisti al servizio della corte sabauda, tuttavia la principale attrazione – per chi ha nel cuore l’imperatore – è certamente  il cortile d’onore al centro del quale capeggia una statua di Napoleone scolpita dal maestro Benedetto Cacciatori.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

A pochi passi dal patio, si estende il parco il quale, durante le celebrazioni dell’epica battaglia, viene punteggiato da centinaia di tende bianche appartenenti ai rievocatori dei vari reggimenti provenienti da ogni angolo d’Europa. In un luogo appartato, protetto da imponenti alberi, emerge la cappella dedicata ai caduti e al generale Desaix. Ricordiamo però che non è la sua tomba: le sue spoglie del generale riposano, infatti, circondate dalle imponenti vette alpine nel suggestivo paesaggio del Gran San Bernardo.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

All’ingresso del museo ci accoglie una struttura piramidale di grande effetto, non tanto per la sua forma o per le fattezze, ma perché è la tardiva realizzazione di un preciso desiderio di Napoleone che, all’epoca, ne decretò la costruzione come monumento alla memoria dei caduti. Quando fu deciso – come spiega Giulio Massobrio deus ex machina del progetto Marengo e delle moderne sale – il progetto di Bonaparte non andò a buon fine; ci vollero così più di due secoli per vedere realizzato il suo desiderio.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Il percorso espositivo narra, con ampi e decorati pannelli esplicativi, la leggenda della battaglia da quando Napoleone valicò il passo del Gran San Bernardo a dorso di un asino, fino alla decisiva battaglia del 14 giugno. Viene dato rilievo anche all’assedio di Genova e all’eroica resistenza di Massena e del popolo ligure, così come ai drammatici momenti trascorsi davanti la fortezza di Bard in Valle d’Aosta.

Alcuni pezzi custoditi nelle vetrine sono repliche, mentre altri invece sono autentici, ma quello che più di ogni cosa colpisce l’attenzione del visitatore sono le tele del noto pittore Keith Rocco, realizzate appositamente per il museo.

Moschetti, baionette, sciabole e pistole si alternano a manichini vestiti con le uniformi del tempo: alcuni angoli sono riservati a chi vuole sperimentare sulla propria pelle cosa volesse dire indossare uno shakò, oppure affardellarsi con lo zaino in pelle dei grognard o addirittura impugnare una copia del moschetto Charleville mod. 1777.

Basta distogliere un attimo lo sguardo dai cimeli napoleonici, per scoprire un ennesimo tesoro riprodotto nelle sale della villa Delavo: i soffitti, ma soprattutto il pavimento a mosaico che riproduce simboli della Francia repubblicana e imperiale.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Il museo non è immenso, tuttavia non ha nulla da invidiare ad altri piccoli musei sorti sul luogo di famosi combattimenti (ad esempio Austerlitz, odierna Slavkov u Brna nella repubblica Ceca, oppure Wagram, nella periferia di Vienna, sono molto più piccoli ed ospitati in strutture nemmeno paragonabili a Villa Delavo). A dire il vero per l’amministrazione del museo esiste un largo margine di miglioramento, nondimeno lo scrivente ricorda la sua prima visita alla villa, avvenuta negli anni Novanta, quando questa era reduce da una terribile alluvione e le sale museali sembravano delle celle frigorifero. Dagli anni 2000 in avanti la gestione museale ha fatto grandi passi in avanti, ma non per questo deve fermarsi.

In questa prospettiva, le celebrazioni che auspicabilmente avranno luogo nel 2020, saranno un ottimo trampolino di lancio per creare una sinergia tra il Museo e Souvenir Napoléonien (Piemonte e Valle d’Aosta) con il quale, l’A.S.M. Costruire Insieme, ha stretto un patto di collaborazione per tutte le future iniziative culturali riguardanti l’epopea napoleonica.

Un’occasione, dunque, per accrescere ancor di più la dignità di un sito importante come quello di Marengo; questo è quello che lo stesso Napoleone avrebbe voluto…e noi cercheremo di eseguire i suoi ordini!.

 

Paolo Palumbo

 

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